Altroconsumo: NON CREDIAMO IN BIO

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non crediamo in BioDevo dirlo….da sempre sono stata scettica di fronte all’improvvisa escalation da parte del cibo e del mercato “bio”… sarà che quando vedo un concetto trasformarsi in ossessione e quasi in religione la mia naturale reazione è sempre quella di diffidare e di iniziare a pormi delle domande come “ma sarà davvero così tanto migliore?” “il resto è davvero così tanto pericoloso”?
E mentre tante mamme intorno a me affermavano di dare ai loro figli SOLO cibo biologico, di usare SOLO prodotti biologici e facevano sembrare te (cioè me) che compravi le zucchine al Lidl e usavi la cremina per il culetto della chicco una mamma assassina… continuavo ad avere in testa dei grossi “mah” e alla fine fine che ci volete fare, non mi sono mai sentita poi così degenere…

🛍️È ora dello shopping! 😉

Questo mese Altroconsumo sfida l’impopolarità nel numero di settembre mettendo il naso proprio nel Biologico, cercando di distinguere la mitologia dalla realtà. In un momento dove il Bio è spalleggiato addirittura a livello politico, oltre che dalle aziende della grande distribuzione, è stata un’azione coraggiosa, voi cosa ne pensate? Queste le loro parole:

🎁 Altre idee per te!

“Il cibo come fede
Non crediamo in bio: forse è stato questo titolo a turbare e a scatenare reazioni al nostro articolo sul biologico . Bene, non era né casuale né scelto con leggerezza. Era anzi volutamente provocatorio per far riflettere – e magari discutere, come è avvenuto – su quello che è il nuovo approccio al cibo, quasi un credo, una religione. Il cibo è legato alla nostra visione del mondo, ai nostri valori, ma anche a paure profonde. E in un mondo che si fa sempre più minaccioso, anche decidere che cosa mangiare è diventato motivo di ansia. Si cerca qualcosa di rassicurante, che ci metta in pace con noi stessi, forse anche di salvifico. E nel biologico spesso si trova sicurezza, per la propria salute, ma anche per la propria coscienza. I presupposti di alcuni regimi alimentari sono non solo condivisibili, ma devono essere al centro di battaglie su cui tutti dovremmo impegnarci, come la salvaguardia della natura, il rispetto degli animali, i diritti dei lavoratori, l’attenzione alla salute. Il problema sta nel fatto che certe adesioni fideistiche rischiano di diventare vere ossessioni, come quella per il bio o per il veganesimo che a volte sfociano in forme di integralismo.
Allo stesso modo, certe ansie per la forma fisica o la magrezza sono placate con perniciose soluzioni pseudosalutistiche che stanno inducendo sempre più persone ad adottare regimi alimentari insensati, punitivi e carenti dal punto di vista nutrizionale: latte e derivati, glutine, carboidrati sono diventati il demonio, incubi allergenici da cui sfuggire. Il rischio è cadere in fobie o nuove forme di disturbi alimentari, come l’ortoressia, il terrore di introdurre nel nostro corpo qualcosa di impuro.
La verità è che dietro la buona fede di chi ci crede, ci sono mercati globali milionari che prosperano.
E il cibo convenzionale – di cui si nutre la maggioranza delle persone, che ha pur sempre diritto a mangiar sano – non è per forza il demonio. La crescente richiesta di alimenti biologici crea grandi occasioni di business: non sono tutti campi di grano, fattorie e caprette sull’erba, come vuole l’immaginario, e anche molte multinazionali dell’alimentare o catene di distribuzione sono entrate in questo fiorente mercato. Fare informazione indipendente è anche questo: vedere le cose con occhio obiettivo e su basi scientifiche e razionali. Saper sfidare l’impopolarità, non essere accondiscendenti solo per non urtare qualche sensibilità. Altrimenti, il mondo è pieno di siti e riviste di cucina e di salute che vi raccontano quello che volete sentirvi dire, per poi comprare contenti quello che altri decidono che compriate.”

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