La nostra generazione di genitori, rispetto al passato, è molto più attenta alle esigenze dei propri figli. Più andiamo avanti e più capiamo che questi piccoli esseri umani, sono degli individui veri e propri e come tali impariamo a trattarli e rispettarli, coinvolgendoli anche nelle decisioni.
Questo è giusto, entro certi limiti, ma a volte si arriva ad esagerare, delegando al bambino scelte che non gli competono e che rischiano soltanto di mandarlo in confusione.
Uno di questi ambiti è quello della pappa.
La voglia di far partecipare il bambino alla vita quotidiana può portarci a volerlo coinvolgere anche nella scelta del pasto
, perchè cadiamo nell’errore di pensare che il bambino ragioni come noi, che conosciamo già una vasta gamma di sapori che ci piacciono e che sappiamo almeno un po’ distinguere cosa sia nutriente e cosa semplicemente goloso.
Ma un bambino di 1 anno o due, che conosce un ristretto numero di parole, cosa potrà mai rispondere alla domanda: cosa vuoi mangiare oggi?
Se ci va bene risponderà dicendo il suo piatto preferito…oppure “gelato” o “latte” o “cioccolato”.
Ma è normale! Perché mai dovrebbe scegliere qualcosa che gli piace meno o che addirittura non ha mai assaggiato se potrebbe mangiare tutti i giorni la pasta in bianco (che è sicuro che gli piace) o una bella fetta di torta?
Lo svezzamento è spesso un passaggio critico per molti genitori…c’è chi si trova bambini inappetenti da subito e chi invece si ritrova improvvisamente con un bambino che non vuole più mangiare cose che fino al giorno prima mangiava senza problemi.
Verso i 2 anni infatti molti bambini sviluppano delle neofobie. E’ successo anche a Daniel… fino ai 2 anni un super mangione (mi chiedevo addirittura se avesse dei gusti, visto che mangiava tutto senza distinzioni) dopodichè a iniziato a rifiutare una cosa, poi un’altra, poi un’altra… lì per lì non ci ho fatto molto caso, pensavo ad una fase che sarebbe passata da sola, ho fatto degli errori e ora a 5 anni è ancora un bambino molto selettivo e diffidente verso il cibo
Con Alyssa, memore dell’esperienza passata, sono riuscita ad evitare di ripetere gli stessi errori ed uno dei consigli che mi sento sicuramente di dare è: Non far scegliere a loro cosa mangiare. O per meglio dire, fateli scegliere nel modo giusto.
COINVOLGERLI MA NON FARE DOMANDE A RISPOSTA APERTA
Ad esempio: non fate mai domande a risposta aperta come “cosa vuoi mangiare?” ma al massimo offrire una scelta tra un ventaglio di possibili alternative all’interno di uno stesso gruppo alimentare, ad esempio “Mozzarella o stracchino?” “Polpette o spezzatino?” “Patate o carote?”.
Un altro modo per coinvolgerli nella scelta del cibo è quello di fare la spesa insieme. L’ideale sarebbe fare la spesa al mercato, in cui ci sono prodotti non lavorati, con tutti i loro colori e profumi originali… ma anche al supermercato (magari evitando i reparti in cui ci sono quei cibi che volete evitare di fargli desiderare).
Appena vedete il bambino attratto da un particolare alimento, cogliete subito l’occasione per prenderlo e proporgli di provarlo. L’idea di essere stato lui a sceglierlo lo renderà più propenso a mangiarlo. E magari fategli anche vedere come lo preparate, in modo che capisca che ciò che ha nel piatto è proprio la stessa cosa che lui ha scelto.
La massima sensazione di scelta però il bambino ce l’ha quando ha la possibilità di toccare con le sue mani il cibo, esaminandolo liberamente e con tutti i sensi.
Con i miei figli (soprattutto con Alyssa) ho abbracciato il metodo dell’autosvezzamento, proponendo quindi fin da subito cibo normale, a pezzi, che loro potevano prendere e mangiare da soli.
Con Daniel in realtà ho fatto una via di mezzo, alternando pappe a cibo nostro, con lei invece sono andata decisa… proponendo soltanto cose che poteva mangiare in autonomia e le prime minestrine le ha mangiate quando era in grado di usare da sola il cucchiaino, io infatti non l’ho mai imboccata!
Questo secondo me ha favorito molto l’approccio positivo, curioso e vario che lei ha con il cibo!
Ps: guardate come ha reagito quando ho provato ad imboccarla (aveva un anno) 😛
Diciamo che la cosa aveva i suoi contro quando ad esempio eravamo in giro… ma anche molti pro! Ad esempio non abbiamo mai dovuto mangiare a turni.
Quindi consiglio di prendere un bel seggiolone comodo, su cui il bimbo riesce a stare seduto fin dai 6 mesi, di quelli con il vassoio incorporato estraibile, per far sì che il bimbo possa pasticciare tranquillamente nel suo spazio senza imbrattare tutta la tavola 😉 E che sia regolabile in modo da non doverlo cambiare man mano che il bimbo cresce.
Ai miei poi piaceva avere il proprio personale spazio ed il fatto che comunque mangiavamo tutti insieme alla stessa ora (ed il seggiolone era vicinissimo alla tavola) non ha mai creato un senso di esclusione…
Fare in modo che il bimbo stia comodo e a suo agio durante il pasto è molto importante per metterlo nella condizione mentale adatta e non fargli venire subito voglia di scendere 🙂
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CAMBIARE LA FORMA MA NON LA SOSTANZA
Ecco un’altra cosa importante: è normale che ad un certo punto nel bambino si delineeranno dei gusti (che poi comunque nel tempo continueranno a cambiare) e alla fine sarete in grado di capire quali sono le cose che gli piacciono di più. Se per esempio gli spinaci proprio non li vogliono mangiare, ma sapete che mangiano volentieri le polpette o la pasta, potete proporgli polpette di spinaci o pasta con crema di spinaci.
In questo modo mangerà comunque ciò di cui ha bisogno (ho detto spinaci, ma può essere qualsiasi cosa) e non un’alternativa che non c’entra niente ma in un modo che gradisce di più. Una cosa importante però è non mentirgli.
In pratica, ditegli sempre chiaramente che in quelle polpette ci sono gli spinaci, in questo modonella sua testa comunque entrerà l’idea che lui gli spinaci li mangia, e che non sono un’alimento così sconosciuto e alieno.
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