Una che nella descrizione del suo profilo si presenta come “mangiatrice di Kinder” non poteva certo rifiutare un invito a colazione da Ferrero, nella sede più importante, quella di Alba.
L’occasione era l’anniversario per i 70 anni dell’azienda e oltre a me erano presenti giornalisti delle più importanti testate.
Siamo stati accolti nell’edupark,un’area attrezzata per mostrare e spiegare la provenienza delle materie prime principalmente utilizzate da Ferrero nei suoi prodotti: nocciole, latte, cacao, zucchero e il “temutissimo” olio di palma.
Lungo il percorso c’era la possibilità di confrontarsi con esperti e responsabili di ogni settore e porre loro qualsiasi domanda.
Io avevo già avuto modo di scoprire la filiera del latte quindi ho saltato quella parte e dopo aver fatto un breve salto dalle parti dello zucchero (a proposito, sapevate che zucchero di canna e zucchero da barbabietola sono esattamente identici? Quindi se scegliete lo zucchero di canna pensando sia più sano o light vi sbagliate ;D )mi sono subito fiondata nel settore olio di palma che era senz’altro l’argomento che mi incuriosiva di più.
In ogni caso non ero l’unica, oltre a me si era formato un bel gruppetto di persone, tra cui un chimico, che non ha risparmiato nessuna domanda al referente Ferrero, comprese quelle più tecniche e specifiche riguardo temperature, componenti, e sostanze impiegate per l’estrazione.
Tra le altre cose ho scoperto propri oche l’olio di palma è l’unico, oltre a quello d’oliva, ad essere spremuto senza bisogno di alcun solvente, ma si usa solo del vapore per permettere alla polpa di staccarsi.
Bisogna dire che ormai è da un po’ che è stata smontata la teoria secondo la quale l’olio di palma faccia male alla salute (o meglio, che faccia più male degli altri oli che potrebbero sostituirlo, e quello di oliva non è uno di questi) ma resta comunque il problema dell’impatto ambientale.
Beh, mi ha fatto molto piacere avere la conferma che Ferrero, marca a cui sono legata in modo particolare, non può ritenersi responsabile del disboscamento e dei danni ambientali dovuti alla raccolta di ques’olio, infatti Ferrero utilizza solo olio ricavato dalle sue piantagioni, tutte rigorosamente controllate.
Certo, è ovvio che loro dicano così, ma c’è da fidarsi? Beh, la stessa Greenpeace, gruppo ambientalista indipendente che da sempre lotta per la salvaguardia del pianeta, ha dovuto riconoscere la sostenibilità delle piantagioni Ferrero.
Sul suo sito, Greenpeace International, sottolinea che Ferrero è una delle compagnie mondiali che più si è impegnata per trovare soluzioni ecologiche ed è stata una delle prime società ad annunciare una policy interna per cessare l’utilizzo di olio di palma derivante da deforestazione.
Perciò a questo punto la teoria della “lobby che manipola le informazioni” non regge più… anche perché non credo che Greenpeace abbia fatto queste affermazioni alla leggera, credendo a Ferrero sulla parola.
Quindi sì è vero, l’olio di palma continua a causare deforestazione e danni ambientali ma NON quello Ferrero, questo possiamo dirlo con certezza. Insomma, quando mangiamo una fetta di pane e Nutella, possiamo farlo con la coscienza pulita 🙂
Inoltre, se venissero davvero accolte le richieste di chi vuole sostituire l’olio di palma con un altro olio simile, l’impatto ambientale sarebbe terribile! Infatti per ottenere la stessa quantità di olio, servirebbero delle coltivazioni estremamente più grandi. In questa foto si può vedere la proporzione di terreno necessario per estrarre 1 litro di olio: a sinistra di colza, al centro di palma e a destra di soia (e questi sono i due con la resa maggiore, dopo il palma!).
Questo invece è uno schema sulla resa per ettaro/minor suolo impiegato
Ho scoperto molte curiosità anche sulle nocciole e sul cacao. Ho anche avuto modo di assaggiare il cioccolato in ogni sua fase a partire dal chicco di cacao puro (bleah…amarissimo!) e infine siamo stati portati all’interno dello stabilimento di produzione, a vedere da vicino la nascita di alcuni prodotti, processo sempre molto affascinante.
Non immaginavo che ad esempio il B-ready, lo snack a forma di mini baguette croccante con dentro la Nutella, fosse il più complicato in assoluto di tutti i prodotti Ferrero.
I processo di creazione dei Rocher invece è lungo e interessante. Ci hanno fatto assaggiare il prodotto ad ogni fase di lavorazione: prima la cialda, poi la cialda con dentro il cioccolato e la nocciola, poi il tutto ricoperto dal cioccolato, poi con l’aggiunta delle nocciole in superficie e infine quello completo, con alche l’ultimo strato di copertura cioccolatosa.
Purtroppo non mi hanno portata nello stabilimento di produzione delle barrette Kinder, ma è stato un bene per loro perchè avrei potuto non rispondere delle mie azioni 😛