Le cose cambieranno: la vita di coppia, prima e dopo.

Dopo il successo dei suoi precedenti articoli lo so che lo stavate aspettando… il nuovo guestpost di Jacopo Campidori, il papà-psicologo che in questo luogo pieno di “cose da mamme” ci mostra qualche piccolo scorcio del punto di vista dei papà!
Come sempre l’articolo va preso con ironia ma può essere anche uno spunto di riflessione per chi si renderà conto di riconoscercisi troppo…

vita di coppia firmaPin

Che le cose cambieranno, te ne accorgi subito, se sei sveglio.

Passeggi per la strada, con la tua compagna sottobraccio, fischiettando allegramente “Tous les garcons et les filles” quando si avvicina una donna emiliana di zigomo forte, che le sfiora il pancione ed esclama, ma che bello, ma aspetti un bambino, congratulazioni, è una cosa bellissima, complimenti.

E se sei sveglio già lo capisci che le cose stanno per cambiare. Lo capisci nel momento in cui guardi quella donna emiliana di zigomo forte, mentre sorridi come uno scemo, aspettando che faccia i complimenti anche a te. Perchè in fondo quel pancione è anche merito tuo, la tua parte l’hai fatta quel giorno che eravate in vena di tenerezze. Non ce ne scordiamo.
E riprendete a camminare, e passate davanti al negozio di tale Lorena, storica parrucchiera cotonata a cui la tua compagna regala 60 euro al mese per non farsi toccare i capelli. Oh com’è cresciuta la pancia bellina mia, si vede tantissimo, complimenti cara, che bello, che bello. Ed escono tutti, in un balletto coreografico al gusto di lacca e gommina Simmons. E tutti sono felici, la baciano, le carezzano il pancione.

Tu resti lì in disparte, con la punta del piede che scava l’asfalto, cercando di non essere visto. “Eh, passavo di qui anche io”, dici imbarazzato con gli occhi, “sai com’è”, e ti chiudi nelle spalle, fischiettando malinconico il Testamento di Tito. Provi anche a mettere in mostra la tua di pancia, ma se ne accorgono tutti che è solo birra, e non fa lo stesso effetto. Anzi, un certo effetto lo fa, ma non quello che avevi in mente tu.

A quel punto se sei sveglio te ne devi essere reso conto, che le cose stanno per cambiare.
Fino ad oggi eravate abituati a vivere in due, tu e la tua donna.

Poi rimane incinta, e tu già lo vedi questo trittico, quasi religioso. Tu lo vedi già il futuro. Da due si passa a tre. Nessun problema, un uomo è abituato fin dall’asilo a gruppi numerosi, fin da bambino un uomo è allevato al cameratismo, docce nudi tutti assieme e poi a correre nel fango ad emulare i Navy Seals. Si sta in due, in tre, in quattro, non fa differenza. E si continuano a fare le stesse cose che si facevano prima in due, solo che si faranno in tre.

Ma per una donna è diverso. Le donne sono geneticamente programmate esclusivamente per rapporti a due. Si fanno l’amichetta all’asilo, formano un legame simbiotico, e non lo scindono più, neppure per andare in bagno. Nessuno si può avvicinare. Non si entra nel rapporto a due di una donna. Sono legame saldi e impenetrabili.
E quando una donna rimane incinta si trova di fronte ad un bivio: o si va contro natura, e si prova l’ebrezza mistica di un rapporto a tre, o qualcuno deve trovarsi dei nuovi hobbies.
Ed eccoti lì, tu, piccolo uomo, che rimetti a posto la cassetta degli attrezzi, pensando ai lavoretti che potresti fare in casa. Touche!

Poi il bambino nasce, e ti ritrovi tu, e loro due.

E a quel punto non puoi più fare finta di niente, le cose sono cambiate. E cambieranno sempre di più. E allora ti siedi sul divano, in religioso silenzio, e ripensi a com’erano prima le cose.

L’affinità di coppia

All’inizio sei l’uomo della sua vita. Il principe azzurro sul bianco destriero. Vi scambiate un’occhiata e condividete un mondo, parlate per ore, ridete alle battute dell’altro. Intesa è la parola d’ordine. Poi la gravidanza, gli ormoni, gli sbalzi d’umore. E tu diventi uno stronzo. “Non lo capisci che sei uno stronzo? Se non lo capisci te lo spiego io”, e tu ti guardi attorno, “Parli con me amore?”, che non sei abituato a quel linguaggio forbito. E lei scoppia a piangere, poi a ridere e di nuovo a piangere. Sono gli ormoni. Poi per fortuna il figlio nasce, e lei si dimentica di te. Finché un giorno vi incrociate in salotto, lei ti porge la mano e si presenta con educazione, piacere, le dici, sono tuo marito. Lei ti guarda dubbiosa, ma mica ne è tanto convinta.

Il sesso

Prima della gravidanza siete due bonobi, il sesso è la chiave della vita sociale. Ci si prende una pausa solo quando l’indice di massa corporea lampeggia sul fronte anoressia. A quel punto si fa uno spuntino, in maniera elegante, sul letto, sbriciolando tra le lenzuola, ma chi se ne frega, abbiamo altro a cui pensare. Poi nascono i figli e cominciano le paturnie. “No caro fermo, e se il piccolo si sveglia?”, ma lo abbiamo lasciato a dormire dai nonni, “Non si sa mai caro, meglio non rischiare”. E ti rimetti disteso, con le gambe che ballano la tammurriata. E allora ti alzi dal letto, in canottiera, alle due di notte, al freddo, per sfondarti la gola di Esportazioni senza filtro.

Le paure

Quando vi siete incontrati lei non aveva paura di niente. Avete dichiarato il vostro amore in caduta libera dal bungee jumping. E hai dovuto insistere tu per usare l’elastico. Poi diventa madre, e le paure l’assalgono. La casa si riempie di scricchiolii, ogni porta cigola, ogni trave si assesta. Ti sveglia nella notte preda di orrori indicibili, “L’hai sentito anche tu questo rumore?”,  “Cara stavo dormendo, alle 6 devo alzarmi”, “Vai a vedere, vai a vedere!”. Loro non possono andare a vedere, perchè sono mamme, devono difendere la prole, e se si tratta di un assassino, molto meglio se sbudellano te, tanto ormai il tuo l’hai fatto. E allora ti alzi nella notte, mentre il freddo ti trapana le ossa e non ti lascerà più per tutto il giorno. Non apri neppure gli occhi, ti limiti a vagare cieco per le stanze. Poi torni sotto le coperte. “Che cos’era quel rumore, l’hai sentito anche te?”, “Era il mio mignolo nello spigolo, l’ho lasciato lì, non aveva più sonno”.

I viaggi

Quando eravate in due viaggiavate all’avventura. Dove andiamo, nella terra del ghiaccio eterno? Di più! Nella terra dei draghi? Di più! Andiamo dove ci porta il caso, unico bagaglio l’incoscienza, saliamo su quel treno merci, mangeremo blatte, dormiremo all’addiaccio. E partivate per due mesi, mentre i vostri genitori snocciolavano rosari nell’attesa del vostro ritorno. Poi nascono i figli, la pigrizia v’incanta come una malia, il tempo si riduce, le spese non vi danno respiro, e il massimo che vi ritrovate a fare è una gitarella domenicale di mezza giornata a Borgo a Buggiano.

Le cose cambiano inevitabilmente, e se non si sta attenti, prima o poi le cose scoppiano. I figli mettono alla prova una coppia, ne minano le fondamenta, e se queste non sono solide, prima o poi si sgretolano. Le cose cambiano con i figli, inevitabilmente: le dinamiche, i tempi, gli spazi. Tutto assume una forma nuova, e se non si sta attenti, si rischia di perdere di vista la cosa più importante: che oltre ad essere due genitori, siamo e saremo sempre anche una coppia. E’ importante non scordarsi mai questo aspetto, impegnandosi per creare degli spazi comuni, e mettendo dei confini tra l’essere coppia e l’essere genitori. E’ importante, nonostante a volte possa sembrare così difficile.

Se ve li siete persi leggete anche i post su: le differenze tra primo e secondo figlio, come interpretare i disegni dei bambini e i 9 tipi di mamme al parco
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1 commento

  1. Se avessi qualcuno a cui lasciare il pupo una sera a settimana, saremmo coppia al 100% anche noi

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