Il sonno (quale sonno?) dei bambini

Lo so che lo stavate aspettando trepidanti…e finalmente eccolo qui! Un nuovo episodio della serie “vita da papà” by Jacopo Campidori accompagnato come sempre da una mia vignetta inedita 🙂
Con l’occasione ho anche creato una categoria apposita in cui potrete trovare gli altri post della serie -> https://www.cosedamamme.it/category/vita-da-papa/

L’argomento di oggi è: il sonno dei bambini non hanno mai sonno 😀

Io ho provato prima l’esperienza del bambino che dormiva sempre e non capivo cosa avessero gli altri genitori da lamentarsi tanto… poi mi è toccata l’altra °_°
Beh…buona lettura ^_^ e come sempre vi invito a visitare la pagina Facebook di Jacopo Campidori “Gli Psicologi” e a lasciargli un bel mipiace!

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come dormono i bambini firmaPin

Da quando sono diventato padre, c’è una domanda a cui non sono mai riuscito a trovare una risposta: perchè tutti i bambini dormono, tranne i miei?

Ieri ad una cena c’era questo mio amico, col figlio di pochi mesi. Che bellino, piri piri, pacioccone, sembra tutto la mamma, gli occhi del papà, il naso della zia, i capelli del cognato. I bambini di oggi devono avere un po’ di tutti, altrimenti si creano liti in famiglia, nasce il risentimento, e a Natale ci si ritrova da soli a mangiare il cotechino.

Parliamo del più e del meno, evitando la domanda fatale. Lui aspetta, lo sa già dove andrò a parare, aspetta educatamente, tanto prima o poi quella domanda dovrò farla. Quella domanda che io continuo a fare a tutti, anche se la risposta la so già. Il mio amico mi guarda, comprensivo, come a dire “dai su, togliamoci questo dente, siamo qui apposta”. Io ingoio un boccone amaro e senza alzare gli occhi dal piatto bofonchio, “Vf drm lntt?”, e spero che finisca lì. Ma finge di non capire. E va bene, non sono un codardo, ci vedremo nel Valhalla!

Vi fa dormire la notte?”, ma dentro di me già sto piangendo, perchè la risposta è ovvia. Quando nasce un bambino, si fanno duemila domande alle mamme e ai papà, ma non ce ne frega nulla. L’unica cosa che ci interessa è sapere se dormono.

“Ah, sì, siamo fortunati, è bravissimo, si addormenta alle nove e fa tutta una tirata fino alle dieci della settimana successiva”.

A quel punto nell’aria si sente un crepitio, un rumore di giornale strappato. Immagino che lo avrete sentito tutti una volta nella vita: è il suono di un’amicizia che si sbriciola.

Perchè noi uomini siamo esseri semplici. Ci interessano poche cose. Ci basta non essere disturbati quando ci rilassiamo, cioè dal momento in cui torniamo a casa dal lavoro, al momento in cui usciamo al mattino. Ci basta una compagna comprensiva che si prenda cura di noi quando agonizziamo con 36 e 8 di febbre. Ci basta una birra, della carbonella con cui accendere la brace, e un amico con cui poter grugnire in maniera cameratesca e con cui retrocedere con fierezza ai vecchi e sani valori dell’era cenozoica.

Ma tutto questo scompare quando tuo figlio non ti fa dormire, e il tuo amico si dimentica dell’importanza del mentire per giusta causa. Un vero amico avrebbe dovuto rispondere così: “No, mio figlio non dorme mai, e guai a lui se ci prova, gli rifilo due belli scapaccioni”.

E mentre sono qui a scrivere queste righe, piango, piango silenziosamente, soffocando i groppi in gola che vorrebbero emergere in superficie per trasformarsi in un pianto dirotto.

Perchè amicizia o non amicizia, mia figlia non ha mai dormito. E se lo dici in giro trovi sempre quello che ti guarda dall’alto del suo piedistallo, scuote il capo con saccenza e ti dice: “Dovete farli piangere. Piangere una notte! Per farli dormire! Colpirne uno per educarne cento! Sieg Heil!”. “Kitartás! Éljen Szálasi!”, non posso che rispondere io, trascinato mio malgrado in questo delirio militaresco.

Ma credetemi, le abbiamo provate tutte. Le teorie dell’attaccamento di Bowlby, quelle di Tata Lucia, abbiamo provato a cullarla la notte, a farla piangere, a farla ridere, a cantarle tutto lo Zecchino d’oro, a portarla in motorino da Poldo a mangiare un panino con la salsiccia, a urlare, a piangere, a disperarci. Ma niente da fare. Lei non ha mai dormito.

Lei poppava, e finito di poppare restava lì con gli occhi sgranati, a guardarci sorniona. “Che fate? Volete dormire?”, “No, piccola mia, non ti preoccupare, ho già dormito sei giorni fa, per me va bene così, che il troppo stroppia”.

E ci alternavamo in quelle fredde notti invernali, dandoci il cambio a cullarla, cantando la dolce nenia dell’elefante moribondo che si appresta a passare a miglior vita.

Poi finalmente si addormentava. E noi esausti crollavamo sul divano, increduli, che finalmente ce l’avevamo fatta. Non potevamo sapere che sulla strada di casa nostra, moveva i suoi passi un allegro rappresentante di dio desideroso di illustrarci i benefici di una vita devota al creatore. Non potevamo sapere che di lì a poco avrebbe suonato il campanello di casa nostra, svegliando la mia bambina dal suo labile e fragile sonno di poppante.

L’uomo suonava il campanello, io lo guardavo con leggero disappunto, affilando gli acciai di Valyria, mentre lui indeciso si domandava se retrocedere sui suoi passi, o affrontare incauto l’ira di un padre in pesante crisi d’astinenza da sonno.

E la riprendevamo a cullarla, fino a farla riaddormentare. E ci sdraiavamo, chiudevamo gli occhi, e un vagito ci accarezzava i timpani. E allora di nuovo in piedi. “Ha le coliche!”, e giù, a farla saltellare sul braccio, “ha fatto la pipì!”, e giù, a cambiarle il pannolino,  “ha freddo!”, e giù, a coprirla, “Ha fame!”, e giù, la poppa in bocca, “ha fatto la cacca, il mecomio, il manicomio, il colostro, ma che stai dicendo scimunito! Ma come parli, zulù, non ti capisco”, e giù a litigare.

Finchè si addormentava davvero. “Finalmente… Io ne approfitto per dormire un’oretta”, “fai pure cara, io vado a lavoro che sono già le sette e mi sento bello pimpante e ringalluzzito per affrontare un altro giorno di allucinazioni visive”.

Erano notti febbrili, che ci hanno temprato, resi coriacei, pronti alla battaglia. Notti che ci hanno visti in ginocchio a giurarci solenni che mai più avremmo rivissuto tutto questo. A giurarci che sarebbe rimasta per sempre figlia unica. Un fratello? Vade retro!

Ma il cervello è strano, e ci fa strani scherzi.

E quando quell’esserino si sveglia, muove quelle manine cicciottelle, ti guarda con quel musino delicato, e ti fa “gugugu”, beh, a quel punto tu non capisci più nulla, e gongoli ebete col riso del papà, pronto a metterne al mondo altri cento.

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6 commenti

  1. Fantastico! :-))) Come a casa nostra.

  2. U-G-U-A-L-EEEEEE
    mitico, mi sono divertita un mondo (mal comune, tanto gaudio)

  3. M ha fatto piangere dal ridere……..ma e' la pura verita'……anke io c sn passata……che nottate ragazzi!

  4. Questo non vale solo per dormire, ma per mangiare (3 ore un poco di carne),per l'ubbidienza ( i figli degli altri stanno sempre sull'attenti..e non si chiamano Ugo..), e mi fermo qui.

  5. È drammaticamente verissimo e soprattutto sto ridendo da sola sul l'autobus e le persone mi guardano come se fossi una malata mentale (che alla fine sono visto che io il secondo l'ho pure fatto!) 🙂

  6. Se non altro mi sono fatta una risata. Una risata nel dramma. Presente. Mamma di bimbo non dormiente.. Coliche, denti, freddo, caldo, pipì o pupù..a volte per motivi noti solo a lui.. Ho fatto ben 11 mesi praticamente sveglia. Ora che ne ha 13 va un poco meglio.. Non posso cantare vittoria (si sa mai) ma si migliora..
    Solo una nota :chapeaux per lei.. Mio marito non ha perso una notte. Lui nemmeno lo sentiva altro che alzarsi!!

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