Quando si decide di diventare madrina (o padrino), e di sostenere un bambino a distanza, lo si fa per il piacere di dare un futuro ad un bambino lontano eppure così simile ai nostri figli.
Non a caso spesso ci sentiamo di definirla “adozione a distanza”, perché anche se in modo diverso, quel bambino diventa parte della nostra famiglia.
Lo facciamo con la consapevolezza che quel gesto non solo cambierà drasticamente la sua vita, ma anche quella della sua comunità.
L’adozione a distanza con la Fondazione Francesca Rava – NPH Italia permette ai bambini accolti nelle Case NPH in America Latina di studiare, giocare e, secondo la filosofia NPH, di provare quell’amore incondizionato che gli permetterà di crescere e diventare adulti migliori, in grado di rappresentare un cambiamento per la società in cui vivono.
E anche se è qualcosa che facciamo senza pretendere niente in cambio, non si può negare il piacere che si prova nel ricevere foto, lettere e i disegni del “nostro” bambino.
E lettera dopo lettera, il rapporto a distanza diventa sempre più concreto e quel bambino alla fine trova un posto sicuro e definitivo in un angolo del nostro cuore.
Ma come e cosa scrivere nelle lettere che gli inviamo?
Ecco qualche consiglio pratico per non bloccarsi davanti al foglio bianco!
Come scrivere al bambino che sosteniamo a distanza.
- Fate in modo che la lettera sia corta: non scrivete un tema di scuola, ma una breve lettera di un paio di paragrafi al massimo, più che sufficienti per tenersi aggiornati e creare un punto di connessione.
Tenete presente che probabilmente la lettera dovrà essere tradotta, quindi cercate di non complicare troppo la vita ai traduttori! - Evitate di parlare di beni materiali: questo dovrebbe essere scontato, ma a volte presi dall’entusiasmo di raccontare la propria vita non ci si pensa. Insomma, evitate racconti e descrizioni sulla vostra bella casa, sul viaggio fantastico che avete fatto o sulle cose costose che avete appena comprato.
Parlate invece della vostra famiglia, delle vostre tradizioni, di qualcosa di divertente che è successo, dei vostri hobby. - Siate spontanei: non scrivete una lettera formale piena di frasi fatte, ma siate sinceri e spontanei, lasciando trasparire la vostra vera personalità. Lasciate che anche i vostri figli aggiungano qualcosa di loro (qualcosa di scritto ma anche dei disegni!).
- Rispondete in modo specifico: quando rispondete ad una sua lettera, menzionate ciò di cui il bambino vi ha parlato, in modo che sappia che avete davvero letto le sue parole, confermando e rafforzando il vostro legame.
Fategli anche qualche domanda, in modo che nella sua lettera successiva, abbia degli spunti per rispondervi.
Informatevi riguardo il suo paese e la sua cultura e chiedetegli qualcosa di specifico a riguardo. - Allegate delle foto: è fantastico ricevere foto da parte del bambino che sosteniamo e lo stesso vale per lui! Mandategli foto della vostra famiglia, magari mentre fate qualcosa di divertente insieme o in posa in un angolo della casa in cui compaiono proprio le sue foto e i suoi disegni!
- Non dimenticate il suo compleanno: ricordatevi sempre di fargli arrivare i vostri auguri il giorno del suo compleanno! Magari su una bella cartolina illustrata.
- Non fate promesse che non potete mantenere: andare a trovare personalmente il proprio bambino, ad esempio. Questa è una cosa fantastica, ma non scrivetegli nella lettera che lo andrete a trovare se non avete già prenotato il viaggio (ci rimarrebbe male) e ovviamente non invitatelo da voi o promettete regali che non potete fargli avere sul serio. Insomma, restate sul semplice!
- Fategli sentire il vostro amore: ricordate che il motivo per cui avete deciso di aiutarlo, è frutto di amore incondizionato. Lasciate che si senta e che gli arrivi!
E se lo volessi incontrare?
Non è raro ad un certo punto desiderare di incontrare davvero il bambino o la bambina che abbiamo visto crescere foto dopo foto, che esponiamo con orgoglio insieme a quelle dei nostri figli.
Ecco perché consiglio fin dall’inizio di affidarsi ad un’organizzazione che oltre a tenerti aggiornato sulla vita del bambino, permetta un giorno di incontrarlo, come la Fondazione Francesca Rava che organizza campus solidali nelle Case NPH e offre la possibilità alle “madrine” e ai “padrini” di parteciparvi per incontrare e conoscere il “proprio” bambino.
L’impegno della Fondazione Francesca Rava
La Fondazione Francesca Rava aiuta l’infanzia in condizioni di disagio in Italia e nel mondo e Rappresenta in Italia N.P.H. – Nuestros Pequeños Hermanos, organizzazione umanitaria internazionale il cui motto è “un bambino per volta, dalla strada alla laurea”.
Anche in Italia la Fondazione è in prima linea per i bambini in condizioni di disagio. Aiuta i bambini che vivono una condizione di povertà sanitaria, interviene nelle emergenze (nel Centro Italia colpito dal terremoto del 2016 ha ricostruito 8 scuole); lotta contro l’abbandono neonatale con il progetto “ninna ho”.
La Fondazione Francesca Rava è particolarmente impegnata in Haiti, dove ogni ora due bambini sotto i 5 anni muoiono per malnutrizione e malattie curabili, 1 bambino su 4 non va a scuola.
Tra i progetti realizzati dalla Fondazione troviamo:
– l’ospedale NPH Saint Damien, realizzato su progetto tecnico italiano, unico pediatrico del paese, che ogni anno assiste 80.000 bambini;
– le Scuole di strada St. Luc, che ogni giorno accolgono 16.000 bambini degli slums di Port au Prince, assicurando loro programmi scolastici ed educativi, un pasto caldo, una divisa pulita, libri, matite e quaderni;
– le Case NPH, che accolgono 600 bambini orfani o abbandonati, molti dei quali arrivati dopo il terremoto del 2010.
ADOZIONE A DISTANZA
Come funziona, che impegno richiede?
Con la Fondazione Francesca Rava è possibile permettere ad un bambino orfano, abbandonato o in disperato bisogno, accolto nelle Case NPH o nelle Scuole di strada St. Luc in Haiti, di ricevere acqua, cibo, istruzione, cure mediche, l’amore di una grande famiglia e creare con lui un legame determinante nel suo recupero. Con € 26 al mese, meno di un caffè al giorno, è possibile garantirgli un supporto immediato e la possibilità di costruirsi un futuro migliore.
Le strutture N.P.H. sono come un villaggio in miniatura o meglio un “campus universitario” dove si cerca di ricreare l’ambiente e un clima di una vera famiglia: ci sono numerose piccole case, ognuna con un suo nome, dove i bambini, a gruppi per età e sesso, mangiano e dormono, e intorno ad esse la scuola, con i programmi riconosciuti dal Governo locale, aperta anche ai bimbi poveri dei dintorni, l’ospedale o clinica medica, la chiesa, la fattoria e le coltivazioni per il loro sostentamento, un campo da calcio o da basket, il cimitero.
Al mattino i bambini frequentano la scuola, nel pomeriggio studiano, giocano e lavorano, proporzionalmente alle loro capacità; fanno turni in cucina, nei campi, nella fattoria, aiutano i più piccoli a vestirsi e nei compiti e non dimenticano chi è meno fortunato di loro: a turno visitano carceri, ospedali, ospizi portando gioia con il loro coro.
L’istruzione è una priorità. È uno degli strumenti più importanti che si può offrire ai bambini per rompere il cerchio della povertà che li circonda, aiutandoli a diventare degli adulti indipendenti.
A tutti i ragazzi, al termine degli studi, è richiesto un “anno di servizio” presso una struttura N.P.H.: è questo un modo per contraccambiare il sostegno ricevuto continuando ad aiutare i propri “fratellini”. L’assistenza è affidata a collaboratori locali chiamati dai bambini “Tìos” cioè “Zia” e “Zio” e a volontari di tutto il mondo.
I pequeños, come figli di famiglie normali, escono dalla casa N.P.H. quando hanno imparato una professione e sono pronti ad affrontare la vita con le proprie forze. Molti di loro oggi sono laureati e sono presenti in tutti i livelli sociali e professionali; tanti hanno deciso di rimanere e di prestare la loro opera a favore di N.P.H..
Sono presenti coltivazioni di frutta e verdura e fattorie con allevamento di animali, laboratori professionali con lo scopo di garantire l’autosufficienza della Casa, la qualità dei prodotti e bassi costi di approvvigionamento.
“Essere madrina è un ruolo che non ha prezzo… rivedere il mio figlioccio adottato a distanza ha ravvivato in me lo spirito vivo che solo un bimbo è in grado di trasmetterti. Mi ha tolto il respiro vederlo cresciuto e più responsabile ma soprattutto mi ha reso fiera sapere che anch’io sono parte della sua crescita e della sua serenità”. Elena, 22 anni
Per info: padrini@nph-italia.org, Sito Web: adozioneadistanza.fondazionefrancescarava.org