Come nascono gli hamburger di McDonald’s

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Eccomi arrivata al secondo step del progetto #McMamme: la visita in filiera. Il prossimo e ultimo post sarà per presentarvi il nuovo servizio per le famiglie che stiamo ideando “in segreto” proprio in questo momento, mettendo insieme le nostre idee e le vostre proposte!

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Il primo e piuttosto discusso post relativo al progetto mcmamme riguardava l’incontro con l’amministratore delegato di McDonald’s Italia, che ci ha spiegato nel dettaglio molti aspetti della politica e degli standards McDonald’s, ha risposto a tutte le nostre domande e ci ha fatto fare il tour del “dietro le quinte”, dalle cucine al frigorifero.
E’ stato un incontro che da frequentatrice del Mc mi ha rassicurato parecchio, ma ora non starò a ripetere tutto quello che ho scritto lì (se vi va, potete leggerlo cliccando QUI)
Su Facebook siete stati in tantissimi a commentare e, chi ci ha lavorato, a confermare la maniacalità nei confronti della pulizia e del rispetto del regolamento all’interno del famoso fastfood, ma siete stati in tanti ad esporre dei dubbi e fare domande, in particolare sulla provenienza della carne.

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Cercare di sbugiardare tutte le bufale che girano intorno al McDonald’s è un’impresa impossibile e comunque non è un mio interesse (a parte quando qualcuno me le tira fuori per criticare il fatto che ci andiamo) ma nel mio piccolo posso provare a fare corretta informazione, basandomi su cose che ho potuto vedere di persona.
Ci tengo perchè oltre alla sottoscritta, sono tante le mamme (genitori in generale) che vanno al McDonald’s con i propri figli e sentirsi accusare di portare i propri bambini a mangiare “carne che non è carne”, “fatta chissà come”  non è certo piacevole, soprattutto se non è vero.

Che siano alimenti da mangiare con moderazione l’ho già detto e questo non è in discussione 😉

Come detto anche nel precedente post, la carne utilizzata da McDonald’s in Italia è tutta italiana. Non che la carne che viene da fuori sia per forza cattiva, anzi, ma gli italiani si sentono più sicuri così e sono stati accontentati 😀
In ogni caso…questa carne italiana, come viene prodotta? E cos’altro c’è oltre alla carne negli hamburger? Insomma, come sono fatti gli hamburger di McDonald’s?

Con la visita in filiera ho avuto la risposta anche a queste domande.

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Le filiere sono diverse, noi siamo stati a quella Inalca di Castelvetro, che oltre a McDonald’s, rifornisce anche altre aziende. Noi ci siamo concentrati sul percorso della carne destinata a diventare hamburger per McDonald’s, ma sappiate che la stessa carne viene usata per tanti altri prodotti che comprate al supermercato 🙂

Anche in questo caso non posso che confermare l’estrema attenzione per le norme igieniche. Appena entrate nello stabilimento ci hanno fatto indossare dei tutoni integrali, copri scarpe alti e cuffia. Abbiamo camminato in una vasca di disinfettante e poi ci siamo dovute disinfettare le mani.

Mi avevano avvertita che dentro lo stabilimento avrebbe fatto freddo, quindi mi ero messa 7 strati di magliette, comprese due felpone con cappuccio.

io cappuccio peloso

Il problema è che i due cappucci nascosti sotto il tutone integrale hanno formato una gobba… motivo per cui cercavo sempre di nascondermi quando facevano le foto. Purtroppo però in alcune sono rientrata… ridete pure 😛

mcmamme inalca

Insomma, la mia solita figura l’ho fatta anche stavolta.
Comunque chiudiamo la parentesi e continuiamo con il racconto 😛

Anche se avrebbero voluto mostrarcela, su nostra richiesta abbiamo saltato la fase dell’abbattimento degli animali, passaggio che purtroppo deve comunque avvenire, e abbiamo iniziato a partire dalla preparazione grossolana della carne.

La carne viene lavorata a step e c’è un lavoratore specifico per ogni fase. Il trasferimento dei pezzi tra un passaggio e l’altro viene agevolata da un sistema di macchinari che consente agli addetti di minimizzare gli sforzi fisici e di lavorare in posizione eretta.

I tagli finali vengono fatti totalmente a mano da personale specializzato.

La tracciabilità, argomento su cui mi avete chiesto di approfondire, è assicurata in ogni fase del procedimento. Ogni animale infatti possiede dei codici identificativi contenenti tutte le informazioni relative a quell’animale in vita (data e paese di nascita, dov’è stato allevato, ecc…) e le etichette con questi codici vengono stampate e attaccate su ogni parte dell’animale in tutte le fasi di lavorazione.
Per produrre gli hamburger si utilizzano ovviamente pezzi di più animali insieme, ma su ogni lotto e in seguito su ogni hamburger sono riportati i dati per poter risalire in qualsiasi momento ai singoli esemplari che lo hanno composto.

Oltre ad essere tracciata a monte, la carne viene tracciata anche a valle. Questo vuol dire che in qualunque momento è possibile stabilire in quale ristorante sono stati inviati gli specifici lotti (di cui si sa da quali singoli animali sono composti)

Oltre alla carne, all’interno degli hamburger, non c’è altro. Nè conservanti nè aromi, nè addensanti. Per fare in modo che risultino così compatti vengono sfruttate le proprietà della carne dosando parte magra e parte grassa e lavorandola con dei macchinari particolari.
Questo lo specifico perché in tante mi avete chiesto di scoprire che altri ingredienti ci fossero negli hamburger…e ora posso rispondere che l’unico ingrediente è la carne di mucca.

La carne viene controllata ad ogni passaggio, sia manualmente che attraverso i macchinari, per essere sicuri che non vi finisca dentro nessun elemento esterno o frammenti di ossa.
Come passaggio finale, ogni hamburger passa anche attraverso un metal detector.

Durante tutto il processo non viene mai interrotta la catena del freddo e gli hamburger vengono congelati e poi trasportati con dei camion frigo nei diversi ristoranti.

visita filiera inalca

Scadenza degli hamburger

Un particolare interessante è quello che riguarda la scadenza degli hamburger destinati a McDonald’s.
Guardando la data impressa su una delle scatole ci siamo accorte che gli hamburger prodotti quel giorno sarebbero scaduti dopo 4 mesi, così abbiamo chiesto informazioni.
Ci è stato spiegato che la carne surgelata in realtà dura molto di più (anche 15 mesi) ma che McDonald’s ha imposto di accorciare drasticamente questo limite per essere sicuri che la carne, oltre che sicura, conservi anche tutte le proprietà organolettiche, in modo che ogni hamburger abbia lo stesso sapore, colore, tempo di cottura e consistenza.

Quali animali e quali tagli?

Per gli hamburger si utilizzano principalmente vacche da latte e si scelgono i tagli anteriori.
Questo tipo di carne è considerata meno pregiata di altre perché sono animali adulti e i tagli sono meno morbidi. Questo però non vuol dire che la carne sia meno buona.
La carne di animali adulti ha le stesse proprietà organolettiche di quelli giovani, è semplicemente più scura e meno accattivante dal punto di vista visivo (per questo i maggiori acquirenti sono i ristoratori, che tanto la servono già cotta a clienti che non si accorgono di nulla!) mentre per quanto riguarda i tagli, il fatto che siano meno morbidi non è un problema dal momento che verranno macinati per diventare hamburger.

L’allevamento

L’allevamento che abbiamo visitato è Hombre, un allevamento biologico e a ciclo chiuso, in cui viene prodotto anche il parmigiano reggiano.
Lì abbiamo potuto vedere come vengono tenuti gli animali.
Ci hanno rassicurato sul fatto che i controlli sono rigidi e frequenti e che le vacche vengono nutrite solo con mangimi 100% vegetali.

mcmamme visita allevamento

parmigiano reggiano

Ognuno poi ha naturalmente la propria etica e sensibilità, ma io penso che la carne, consumata nelle giuste quantità, sia un alimento prezioso e, al di la del progetto con McDonald’s, mi ha fatto piacere visitare di persona questi posti perché ho potuto appurare che in Italia su questo argomento c’è una grande attenzione alla sicurezza e alla qualità, perciò mi sento sicuramente più tranquilla.

Penso che sarebbe molto utile se le aziende organizzassero più spesso delle giornate a porte aperte come queste, in modo che chiunque abbia dei dubbi, possa porli direttamente ai responsabili oltre a vedere personalmente come funzionano le cose, perché tra vedere e “sentir dire” c’è un abisso!

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