Oggi voglio parlare di una frase. Una frase che dopo il primo parto mi sono sentita ripetere tante volte e che dopo quasi 5 anni non c’è niente da fare….proprio non mi va giù.
Passiamo 9 mesi a fare visite, a preparare la cameretta, a procurarci tutto l’occorrente per quel nuovo esserino che sta crescendo dentro di noi, provando ad immaginarci come sarà.
Passiamo 9 mesi a prepararci, ai cambiamenti che subirà la nostra vita ma anche ad un altro momento fondamentale e certamente non trascurabile: il parto.
Sì sì, avoglia a ripeterci “lo fanno tutte le donne del mondo” come se non fosse niente di che, come se le nostre paure fossero una robetta infantile. Come se non fosse uno di quei momenti della vita che, nel bene e nel male, ci resteranno scolpiti nell’anima.
E dopo che abbiamo passato 9 mesi a studiare la respirazione, le tecniche di autocontrollo, a visualizzare quel momento, ad immaginare l’emozione al momento delle spinte… quando tutto si conclude con un cesareo o con un’esperienza di parto orribile, tra manovre dolorose, inutili medicalizzazioni e del personale che ignora le tue esigenze, per favore, non ci dite “l’importante è che sia sano“.
Con Daniel ho avuto un’esperienza del parto orribile…nonostante la felicità immensa e immediata per l’essere diventata mamma, ho passato settimane a piangere ogni volta che ci ripensavo, ci ho messo molto tempo a superarla e nemmeno il Vbac avuto con Alyssa è servito a cancellare quelle sensazioni che ogni volta riaffiorano, come è successo leggendo questo post di “giorni di bimbi” qualche giorno fa: come rovinare una nascita in cui mi sono riconosciuta.
Questa frase non ci fa sentire meglio, ci fa sentire in colpa.
E’ come dire che noi, le madri, non diamo valore alla salute del nostro bambino e che stiamo a pensare solo al fatto che non è andata come avevamo programmato. Non è così.
Sappiamo già quanto siamo fortunate ad avere un bambino bellissimo e in salute. Sappiamo che quella è la cosa più importante. Lo sappiamo, tranquilli, lo sappiamo benissimo.
Ma solo perché una mamma è riconoscente per il risultato finale di avere un figlio sano, non significa che gli altri suoi sentimenti legati alla nascita non siano validi.
Non vuol dire che tutto il resto non conti niente, che noi in quanto madri non contiamo niente e che quello che proviamo non ha nessun valore.
Come vi sentireste se dopo un brutto infortunio sul lavoro la gente commentasse: beh, ma l’importante è che hai un lavoro.
La salute del bambino è importante, ma anche la nostra, anche noi siamo importanti.
Si può benissimo essere felici per la salute del bambino e allo stesso tempo dar peso ai sentimenti e alle emozioni della mamma, in un momento per di più in cui è particolarmente sensibile e vulnerabile.
Questa frase serve solo a sminuire qualcosa che per noi invece è importante è che vorremmo fosse preso in considerazione, a prescindere dalla salute del bambino.
Vivere un’esperienza del parto traumatica non è una sciocchezza da poco e non sempre basta sapere che il bambino sta bene per farci scivolare addosso quanto successo.
Se una donna manifesta espressamente il suo disagio, ci sono cose migliori che potete fare e dire se volete farla sentire meglio, rispetto ad una frase che ha l’effetto di sminuire i suoi sentimenti.
Siamo persone, non incubatrici.
Quindi se potete, evitate questa frase. Dite solo “mi dispiace”.
Dite che sapete che non è ciò che desideravamo, chiedeteci cosa stiamo provando. Semplicemente, ascoltate.
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