7 consigli per crescere bambini felici

Oggi navigando in rete mi sono imbattuta in un articolo su come crescere bambini intelligenti, tanti bei consigli ma poi ho pensato, quando si chiede ad un genitori cosa vorrebbe per i propri figli, qual è la risposta che quasi tutti danno? “Vorrei che siano felici“. Nessuno, come prima risposta dice “che abbiano successo” o “che siano i più intelligenti”.
Anche perché i due concetti in realtà sono più collegati di quanto sembri.
La felicità è un enorme vantaggio in un mondo che enfatizza le prestazioni e in media le persone felici hanno più successo di quelle infelici. Perciò i bambini felici hanno maggiori possibilità di diventare adulti soddisfatti, sia dal punto di vista lavorativo che personale.
Ma come possiamo noi mamme aiutarli in questo? Ecco quello che secondo la mia opinione è importante fare…magari se ci penso un altro po’ riesco anche ad arrivare a 10 punti ma intanto accontentatevi di questi 7 🙂

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1) Sii felice tu per prima

Il primo passo, e forse il più importante, per rendere felici i bambini è, ironia della sorte, un po’ egoista.
Quanto tu sei felice ha un’influenza molto significativa su quanto lo siano i tuoi bambini. Più sei felice e più lo saranno anche loro, al contrario più ci si avvicina alla depressione più aumentano le probabilità che i bambini abbiano problemi comportamentali e tendenza all’isolamento.
Perciò la regola è: fai ogni giorno qualcosa che ti renda felice. Qualcosa per te stessa.
Uscire con gli amici (anche senza i bambini qualche volta), ma che siano persone allegre di quelle che ridono e ti fanno ridere anche quando non ce n’è bisogno, dedicarsi ad una passione…e poi vivere la vita con ottimismo e leggerezza, apprezzare le piccole cose, non soffermarsi sui problemi ma sulle soluzioni, fregarsene di quello che pensano gli altri e di cosa si si aspettano che facciamo, vivere a colori, osare.
Il modo in cui possiamo raggiungere la felicità è molto soggettivo, quello che però si sa è che non dipende da quanti soldi abbiamo o dalle cose che possediamo, perciò se non vi sentite felici e credete che il motivo sia questo sapete già da dove partire per affrontare il problema. Ricordiamoci cosa ci rendeva felici da piccoli, probabilmente sono le stesse cose che ci farebbero felici adesso e allora….facciamole!

felici7PinQuesto potrebbe essere un buon inizio 😛

2) Insegnare loro a costruire relazioni

Nessuno nega che le relazioni siano una cosa importante, ma quanti genitori in realtà passano del tempo ad insegnare ai bambini COME relazionarsi con gli altri?
E no, dire “ehi smettila!” quando due bambini non vanno d’accordo non basta.
Saper fare amicizia è qualcosa che servirà loro per tutta la vita, soprattutto nei momenti difficili un amico può fare la differenza.
Non ci vuole molto. Si può iniziare con l’incoraggiare i bambini a fare piccoli atti di gentilezza per sviluppare empatia. Questo oltre ad aiutarli a sviluppare le relazioni sociali li renderà anche delle persone migliori.

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3) Aspettatevi l’impegno, non la perfezione

Nota per i “genitori elicottero” e “mamme tigri”: frenate! Battere continuamente sul tamburo fa andare i bambini fuori di testa.
I genitori che sopravvalutano l’importanza dei risultati hanno più probabilità di avere figli depressi e ansiosi, inoltre non contribuiscono nemmeno allo sviluppo della loro intelligenza.
Un bambino che sa che i suoi genitori sono felici soltanto quando ottiene un risultato perfetto – metaforicamente parlando- sceglierà sempre il puzzle più facile, quello con meno pezzi…in questo modo avra la certezza di completarlo tutto e bene, ottenendo l’approvazione dei genitori (e in futuro di tutti gli altri).
I bambini che sono abituati a veder premiati i loro sforzi invece, saranno tentati dalle sfide più difficili, dai puzzle con tanti pezzi…quelli che magari non sono nemmeno in grado di completare ma che anche solo la consapevolezza di averci voluto provare basta per farli sentire soddisfatti e di questo sì che un genitore può essere orgoglioso!

felici15PinDiventerà un fotografo…?

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…Forse no 😀
(o forse sì)

4) Insegnare l’ottimismo

Vuoi evitare di avere a che fare con un adolescente scontroso? Allora insegnagli adesso a vedere il lato positivo delle cose.
L’ottimismo è talmente legato alla felicità che i due termini potrebbero essere raggruppati nel medesimo concetto.
Un approccio ottimistico riflette i suoi benefici in tutti i campi della vita, dalla scuola al lavoro, dalla salute all’amore.
Alla sera il pessimista dice “inizia a far buio”, l’ottimista “adesso comincio a veder le stelle”.

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5) Insegnare l’intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva è una competenza, non una caratteristica innata. Intelligenza emotiva significa riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni.

Un bambino dal seggiolone vede i biscotti che tanto gli piacciono, li riconosce (intelligenza cognitiva, sul conoscere), si illumina tutto, vuole prenderli, ma si accorge che sono troppo lontani. Si agita e cerca di allungarsi per raggiungerli (intelligenza pragmatica, sull’agire), facendo gridolini che chiaramente esprimono il desiderio. La mamma se ne accorge, e gli dice: “Ti piacciono, eh, i biscotti! Ne vuoi uno?”. Glie lo porge, e lui l’afferra con entrambe le manine, se lo ficca in bocca e comincia a succhiarlo. In breve si impiastriccia tutta la faccia, qualche po’ gli cade, qualche po’ lo raccoglie col dorso della mano, dalla guancia alla bocca. La mamma commenta “musicalmente” i suoi gesti e il gusto che egli prova: “Mhh! Mmhh!… Che buono!”. Quando il bambino ha l’impressione d’aver finito, si succhia un po’ la lingua, come a riassaporare non solo il gusto del biscotto ma anche il piacere di essere riuscito a procurarsi quel piacere; poi si sporge a cercare altri biscotti, e guarda la mamma come a sollecitarla ad attivarsi di nuovo. La mamma gli dice, scherzando: “Ne vuoi ancora, eh? Birbante! Ti piacciono proprio! Ma adesso basta”; tira fuori una paperetta di gomma e glie la porge, perché ci giochi.
Scena del tutto analoga: un altro bambino vede i biscotti, li desidera, si attiva per prenderli o farseli dare con gesti, vocalizzi ed espressioni mimiche. La mamma non commenta con azioni, suoni o parole le attività, i desideri e le emozioni del piccolo, ma prende la paperetta di gomma e glie la porge perché lui ci giochi.

Valorizzare le emozioni. 
Due scene di vita simili, ma due esperienze (soggettive) totalmente differenti: il primo bambino sente riconosciuti e valorizzati dalla mamma sia il suo desiderio di mangiare i biscotti, sia le sue emozioni di piacere e di soddisfazione, mentre il secondo li sente misconosciuti e, soprattutto, svalutati: cose da cui prescindere. Il primo non solo imparerà che è un valore quel suo specifico desiderio (mangiare i biscotti), ma – cosa assai più importante – sentirà di essere un valore lui stesso in quanto soggetto che desidera. E così è per le emozioni: sentirà valorizzate non solo quelle specifiche emozioni (soggettive) di piacere soddisfazione e contentezza, ma anche se stesso nel suo vivere emozioni in generale. E se il clima prevalente sarà quello, imparerà ad amare se stesso come soggetto di desideri e di emozioni e a stimare come rilevante e degno di attenzione il proprio soggettivo modo di vivere e comunicare le esperienze emotive. Imparerà che le emozioni, belle o brutte che siano, sono riconoscibili (la mamma le riconosce), comunicabili, eventualmente condivisibili, tollerabili, vivibili, e che si può fare qualcosa per gestirle, sia nel contenerle sia nel modularle sia nel realizzare azioni in sintonia con esse o nel suscitare negli altri risposte adeguate. Diverrà abbastanza sicuro di poter contare sulle proprie emozioni per orientarsi nella conoscenza e nelle scelte per ciò che riguarda i suoi rapporti con se stesso, con gli altri e col mondo.

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6) Più momenti-gioco

Si intende momenti di gioco libero non strutturato.
Non servono delle istruzioni in questo caso, si tratta semplicemente di uscire e lasciare che i bambini giochino e si divertano in modo spontaneo, senza la nostra interferenza e senza regole imposte. Il gioco non strutturato insegna ai bambini a stare in gruppo, a condividee, a negoziare, a risolvere i conflitti, a regolare le proprie emozioni e il proprio comportamento, e a parlare per se stessi.
Anche in casa è importante attrezzare l’ambiente circostante nel modo giusto. Non ci piace ammetterlo, ma tutti noi siamo influenzati dall’ambiente che ci circonda.
Potete impegnarvi quanto volete per offrire ai vostri figli la possibilità di divertirsi nel modo migliore, ma nel frattempo l’ambiente circostante li colpisce costantemente e senza nessuno sforzo, e non sempre in modo positivo.
Il primo passo è diminuire la dose di TV e giochi elettronici.
Io non sono assolutamente contraria a queste due forme di intrattenimento, ma l’abuso spegne la creatività e l’entusiasmo…e il tempo inizia a passare senza che loro se ne rendano conto, e così si rischia che di un’intera giornata non resti quasi niente.

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7) Cenare tutti insieme

A volte gli studi scientifici non fanno altro che confermare quelle cose che i nostri nonni sapevano già benissimo. Come l’importanza della cena in famiglia.
Questa semplice tradizione aiuta a crescere bambini migliori e più felici.
La colazione spesso si fa di fretta e ad orari diversi (anche se sarebbe bello riuscire a fare anche quella tutti insieme), a pranzo poi c’è chi è a lavoro e chi a scuola e anche nel pomeriggio ogni membro della famiglia è preso dalle proprie attività…e allora la cena è il momento ideale per riunirsi, sentirsi una famiglia, condividere cosa si è fatto durante il giorno, parlare e ascoltare.
La tv anche in questo caso, meglio lasciarla spenta.

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1 commento

  1. A noi il mangiare tutti insieme manca per via del papà! Ma per il resto ci siamo!

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