La diastasi addominale non è normale “pancetta”. Come riconoscerla e cosa fare.

Cos’è la diastasi addominale? Chi ne soffre? Come si cura?

Sappiamo fin dal principio che il corpo di una donna in gravidanza è soggetto a continui cambiamenti, questo perchè la natura ci ha predisposto per accogliere e crescere una nuova vita dentro di noi.

Molte donne perciò osservano questi mutamenti allo specchio col passare dei giorni fino alla nascita pensando che sia del tutto normale dopo il parto non avere più il ventre piatto di una volta.. ed effettivamente lo è, ma più che altro nei primi 5 mesi dopo la nascita del bimbo, dopodiché bisognerebbe approfondire il nostro stato di salute e verificare che non si sia andate incontro a una DIASTASI ADDOMINALE.

Poche sanno cos’è, eppure tra le neomamme è un problema molto diffuso ma difficile da capire, perchè provocato da molti disturbi diversi.

Circa due terzi delle donne in attesa ne soffre ma solitamente si risolve spontaneamente nei primi mesi successivi al parto; diventa invece un problema per un terzo delle mamme che continuano ad avere questo disturbo anche dopo i 12 mesi.

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Vediamo approfonditamente di cosa si tratta:

La diastasi addominale si verifica in gravidanza e consiste nella “divisione” longitudinale del retto dell’addome, il muscolo principale della parete addominale anteriore.
In pratica, le due parti di cui è costituito questo muscolo si allontanano eccessivamente l’una dall’altra, per la pressione esercitata dall’utero in crescita, ma anche per i cambiamenti ormonali tipici di questa fase, le due parti che costituiscono questo muscolo si separano, allontanandosi dalla linea mediana. Ed è lì che si crea un vero e proprio “buco” che può essere più o meno largo.

Non possiamo pretendere che il processo lento avvenuto in 9 mesi di dilatazione dell’addome svolga il processo inverso in meno di 24 ore dopo la nascita del bambino.

I tessuti dopo il parto hanno bisogno di un pò di tempo per riprendere i valori iniziali ed anche la profondità del “buco” e le sue dimensioni devono diminuire, è stato osservato per questo un periodo di circa 4/5 mesi, dopodiché si parla di diastasi addominale quando la distanza tra la fascia destra del retto addominale e quella sinistra resta di almeno un paio di centimetri.

La diastasi addominale ancora non è riconosciuta come una malattia, nonostante molte donne ne soffrano e nonostante abbia tante caratteristiche per essere considerata a tutti gli effetti tale.

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E’ vero anche che se non provoca disturbi come lombalgie o dolori addominali resta principalmente un problema estetico, ma è anche vero che se con il tempo peggiora è necessario intervenire con un intervento chirurgico, importante perciò è tenerla sotto controllo con ecografie addominali periodiche.

A molte donne la diastasi provoca seri disturbi come dolori forti alla schiena a causa dell’instabilità della colonna, limitando perciò anche i movimenti più semplici; dolori alle anche e al bacino, incontinenza, nausea, senso di pesantezza al pavimento pelvico e perfino difficoltà a digerire e a respirare. In diversi casi la diastasi può provocare anche un’ernia epigastrica o un’ernia addominale e nei casi più gravi, quando la separazione delle due fasce muscolari supera i 5-6 centimetri, anche un trauma alla pancia può essere pericoloso, perché può innescare danni a stomaco e intestino.

E’ importante perciò divulgare quest’informazione perchè solo essendone a conoscenza possiamo rendercene conto già dai primi campanelli di allarme come il ventre gonfio e rilassato, con l’ombelico che tende a sporgere a distanza dei primi 6 mesi dal parto.

Non sottovalutiamo questa possibilità mettendoci sempre al secondo posto, ma prenotiamo una visita da un esperto che possa farci un’accurata diagnosi ed eliminare ogni dubbio e paura.

I motivi per cui le fasce del retto addominale si separano non sono ancora ben chiari, sicuramente interviene una predisposizione genetica, l’età della gestante superiore ai 35 anni, il feto con un peso elevato o la gravidanza gemellare.

Ma questi sono solo fattori di rischio maggiore, non certezze!

La domanda che sorge spontanea è:

Si può guarire dalla diastasi? E come?

Nei casi in cui le pareti addominali distano pochi cm è possibile intervenire con attività fisica ed esercizi guidati da professionisti come fisioterapista ed osteopata; nei casi più gravi dove il “buco” che si forma è maggiore l’unico rimedio è l’intervento chirurgico.

Si tratta di un’addominoplastica che prevede un’incisione nella zona sopra il pube attraverso la quale viene effettuata la ricostruzione della parete addominale che chiude la diastasi. Alla fine dell’intervento rimane solo una cicatrice simile a quella di un parto cesareo e il risultato è permanente.

Questa è una delle tante sfide e rovesci della medaglia che può derivare dalla splendida esperienza di diventare mamme!

Sperando che venga riconosciuta al più presto come malattia per dare così un contributo anche economico a chi ha bisogno di sottoporsi all’intervento è cosa fondamentale informare ed arrivare al maggior numero di persone possibili.

Perciò condividiamo tutti queste informazioni e diamo modo alle neomamme di darsi attenzione e curarsi perché lo dobbiamo non solo a noi stesse ma anche ai nostri bambini.

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Post di Sara Massimiani

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1 commento

  1. Come per il problema dell’incontinenza urinaria, anche qui si pensa che dopo una gravidanza la situazione in cui ci si trova sia irrimediabile e sia qualcosa che ci si deve tenere. A cui ci si deve abituare. Perché ormai le cose sono cambiate e il fisico non tornerà più come prima.
    Credo che il problema dipenda soprattutto da una questione sia di mancanza di informazioni, di pudore delle donne di parlare e affrontare certi argomenti e per ultimo, ma non per questo mento importante, un’arretratezza culturale che caratterizza l’Italia. Soprattutto quando si tratta di aspetti legati all’intimità femminile

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