L’albero della vita e la visita alla comunità zerosei

Da mamma di un bambino dai gusti difficili, mi capita spesso su questo blog di affrontare il “problema” dei bambini che non vogliono mangiare certi alimenti o assaggiare cibi nuovi. Questo è un problema che sicuramente attanaglia molte mamme…. almeno dalla nostra parte del mondo
Eh già, perché basta spostarsi appena un po’ più in la per accorgersi che esistono posti in cui il problema dei bambini che non hanno fame non esiste, ma ne esiste uno ben peggiore: i bambini che hanno fame.
E mentre noi ci scervelliamo cercando soluzioni per i bambini che non vogliono andare a scuola, ci sono bambini che non possono andare a scuola,

Sì ok, queste cose le sappiamo tutti… si sa che ci sono quelli messi peggio di noi. E invece no, non lo sappiamo!
O meglio, non lo sappiamo finché qualcuno non ce lo sbatte davanti alla faccia, non lo sappiamo finché non mettiamo piede in uno di questi posti e parliamo con le persone che ci vivono ogni giorno.

Qualche tempo fa ho avuto la preziosa occasione di scoprire uno di questi posti. Un’associazione che si chiama L’albero della Vita e che da anni si impegna per fare la differenza nei paesi in via di sviluppo, prima in India e Perù e poi ad Haiti in seguito al terremoto per cui ancora gli abitanti vivono le conseguenze (non che prima la vita fosse una pacchia!).

Abbiamo conosciuto Suor Marcella e non serve essere credenti per riconoscere una grande donna quando la si ha davanti.
Suor Marcella ha iniziato la sua missione ad Haiti nel posto più critico e pericoloso del paese: il quartiere di Waf Jeremie, definito anche “zona rossa” per via dell’alta percentuale di criminalità presente, zona interdetta anche all’ONU.
Il percorso non è stato certo in discesa tra i tentativi di estorsione da parte della criminalità locale fino ad arrivare all’uccisione di un suo collaboratore.
Ma Suor Marcella invece di fare marcia indietro e scappare in un posto sicuro, ha deciso di incontrare il capo clan e ci ha discusso fino a fargli capire che quello che stavano facendo era finalizzato al bene collettivo…e così è stato.

Parlo al plurale perché non sono andata da sola, oltre a me c’erano altre mamme blogger. Siamo rimaste tutte molto colpite e alcune di noi si sono impegnate avviando una raccolta fondi tramite la rete del dono per poter ricostruire il tetto dell’unica scuola dello slum. Personalmente ho già contribuito donando quel che potevo alla raccolta di una delle foundraiser.
Lo scopo è di raccogliere 5000€, non sono una grossa cifra e se tutti facciamo qualcosa, anche poco, il tetto sarà ricostruito in un batter d’occhio!
Per contribuire a rendere migliore la vita di questi bambini, cliccate qui e fate un’offerta libera!

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baracche haitiPin
L’ambulatorio è diventato un punto di riferimento per la comunità di Waf e dà anche lavoro alla popolazione locale.
Ed oltre all’importante ambulatorio sono riusciti a costruire anche una scuola con tanto di asilo nido, cosa fondamentale da quelle parti poiché le donne non possono permettersi in nessun caso di non lavorare e hanno bisogno di un posto sicuro in cui poter lasciare i loro bambini.
Questo posti sono praticamente delle oasi in un contesto di degrado e baraccopoli in cui manca tutto, dall’ elettricità all’ acqua corrente.

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Lo scopo dell’associazione non è semplicemente quello di aiutare le persone a sopravvivere, ma di restituire loro la dignità, perchè la dignità di un uomo e di una donna deve essere la medesima a prescindere dal ceto sociale.

E la dignità passa anche per la bellezza o meglio, l’educazione alla bellezza. I bambini, che poi sono gli adulti di domani, devono poter vedere con i propri occhi che la bellezza esiste e che non esiste solo il grigio, lo sporco e lo squallore che purtroppo li circonda da quando sono nati, ma esiste anche il colore, il pulito, il bello in poche parole e che questo “bello” è qualcosa di tangibile, che può essere costruito.

Quando si sostiene un bambino e gli si permette di studiare e crescere circondato dalla bellezza e dall’amore, quel bambino diventerà un adulto capace di migliorare la propria comunità.
Aiutare un bambino quindi, non vuol dire aiutare soltanto un bambino, ma un intero paese.

L’albero della Vita e Suor Marcella hanno dimostrato che nei posti più impossibili si possono fare cose possibili e noi possiamo aiutarli… e dovremmo anche raccontare ai nostri figli chi stiamo aiutando e perché lo facciamo, educandoli all’amore e alla solidarietà verso il prossimo.

L’albero della Vita però non si occupa solo di progetti nei paesi in via di sviluppo, ma opera anche “a casa nostra” aiutando bambini che vengono da situazioni familiari difficili, spesso allontanati per motivi di sicurezza quando sono ancora dei neonati, offrendo loro accoglienza nella comunità alloggio ZeroSei di Milano.

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Abbiamo potuto visitare questa comunità, che è una vera e propria casa e che al momento ospita 9 bambini di età compresa tra i 0 e i 6 anni, che sono in attesa che il loro progetto di vita diventi chiaro (affido temporaneo presso una nuova famiglia affidataria o riaffidamento alla famiglia d’origine).
Quando i bambini arrivano lì non hanno riferimenti nè routine specifiche ed è compito degli educatori diventare i loro punti di riferimento. In questo gli educatori sono bravissimi e riescono piano piano a dare ai bambini un senso e una motivazione allo stare in comunità, accompagnandoli giorno dopo giorno nello sviluppo emotivo, dando loro una routine precisa e tutelandoli in tutti i modi possibili.

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Per questi bambini la quotidianità diventa cura, e anche il semplice andare al supermercato è qualcosa che rende un bambini felice.

Le storie con cui arrivano questi bambini sono storie forti, ma gli educatori si impegnano a non guardarli con compassione, ma li aiutano a vivere la propria storia con normalità senza negare la verità.
In questo modo anche il disagio si trasforma in un’opportunità di crescita e di salvezza.

Ogni volta che un bambino va via si riempie una cassetta con i ricordi che lo hanno accompagnato e che ha condiviso con gli altri e si organizza la “festa del ciao ciao” a sottolineare che anche le storie più difficili hanno sempre un lieto fine…e che questo lieto fine prima o poi arriva per tutti!

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In poche parole è un’associazione dal grande cuore e dal grande coraggio, di cui ci si può fidare e che merita il nostro sostegno.

Cosa possiamo fare per sostenereL’Albero della Vita:

Adozione a distanza: www.sostieniadistanza.org

  • Costo: 26€ al mese
  • Possibilità di incontrare i bambini: si, puoi visitare la comunità
  • Lingua di corrispondenza: preferibilmente in inglese
  • Report: Foto del bambino e la scheda con la sua storia, ogni anno 2 letterine (o 2 disegni) e una nuova foto, se possibile anche la pagella scolastica.

Per sostenere L’Albero della Vita in altri modi:

 

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